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Nel periodo della "prima Tiahuanaco" la
città aveva il suo proprio porto, fatto che sembra motivare la
presenza delle enormi pietre del vicino complesso monumentale del Puma
Punku, che molti studiosi credono essere banchine di sbarco e imbarco
delle mercanzie. Nel museo costruito accanto alle rovine, Gloria Aliaga,
una studiosa, lo afferma molto chiaramente: "Questo luogo ha un'energia
viva, connessa ai suoi monoliti che si attivavano come antenne cosmiche".
In più molti residenti del posto si mostrano convinti che il
riposizionamento delle pietre nei punti originari contribuirebbe a che
questa "energia magica" torni a circolare per tutte le Ande.
Motivato da quest'interesse - sebbene non si tratti dell'unica ragione
- Oswaldo Rivera mi confermava che il gigantesco monolito scoperto nel
1932 dall'archeologo nord-americano Wendelle Bennett, che oggi si trova
in un piccolo tempio all'aria aperta nella piazza dello stadio Miraflores
di La Paz, sarà riposizionato nel suo luogo originario. Questa
operazione, prevista per il prossimo 21 giugno - il solstizio d'inverno
nell'emisfero sud - costerà 40.000 dollari. Un segnale dell'imminente
"resurrezione" in vita di Tiahuanaco?
Il
lavoro stellare del sud
Ma
quale funzione esatta ebbe Tiahuanaco nel passato? Per quale motivo
i suoi costruttori profferirono tanto impegno nell'allineare pilastri
di pietra di 40 tonnellate ciascuno per marcare determinate effemeridi
storiche? Per trovare una possibile risposta mi sono immerso nei lavori
del ricercatore Graham Hancock, particolarmente il suo ultimo libro,
Lo Specchio del Cielo. In questa opera Hancock propone la tesi coraggiosa
e affascinante che le civiltà del passato costruirono i loro
impressionanti monumenti ad imitazione di determinate costellazioni
del firmamento. Esattamente quelle che emergevano ogni notte dai punti
cardinali dalla primavera del 10.500 a.C.. In quell'epoca, il nord geografico
in Cambogia "dava alla luce" ogni notte la costellazione del
Drago. In Egitto, nella piana di Giza le tre grandi piramidi imitavano
la cintura di Orione (cfr. Hera
n°1 e La Porta di Aztlan, n°2) che nel 10.500 a.C. emergeva
esattamente a sud, così come la Sfinge leonina osservava il sorgere
della costellazione del Leo. Ma all'Ovest? Nel 10.500 a.C. ad ovest
l'emisfero nord era privo di costellazioni particolari, mentre nell'emisfero
sud era visibile la costellazione dell'Acquario. Hancock non può
quindi fare a meno di collegare questa città per completare il
quadro dello "Specchio Stellare". "Tiahuanaco - scrive
Hancock - presenta pronunciate caratteristiche acquariane nei motivi
acquatici delle due grandi statue all'interno del Kalasasaya e nei canali
di conduzione dell'acqua al lato ovest della piramide di Akapana".
Accettando le sue conclusioni si inaugura una nuova via di ricerca storica,
che si occupa di stabilire chi, in un passato tanto remoto, pianificò
che determinati luoghi della Terra imitassero i "pilastri"
del cielo, e come fece a portare a compimento questo grande progetto.
Questo è il cammino che spero di percorrere con le mie ricerche.
Javier
Sierra è Direttore Editoriale della rivista spagnola Mas Alla
de la Ciencia (Oltre la Scienza).
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